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La mia Islanda ... Il racconto!!!

Per quanto sia difficile cercherò di raccontarvi tutto quello che ha suscitato in me questo viaggio. E’ la prima volta che un luogo mi lascia così tanto dentro che voglio assolutamente condividerlo con tutti!!!

Nel preciso istante in cui ti isoli dal mondo esterno e ti immergi nella natura selvaggia o meno che sia, ti rimane nel cuore il senso di libertà che ti lascia il cuore pieno di emozioni: come un fiume che scorre lento e che diventa rapido pochi metri prima che inizia la sua forza distruttiva trasformata in cascata.

L’Islanda è stata una scoperta incredibile. Parti pronto per vedere, sentire e gustare qualcosa, ma ti accorgi, una volta là, che tutto è molto più di quello che immaginavi prima di partire. La strada sotto di te scorre tra asfalto e sterrato, tra monti, mare, fiumi e cascate, prati sterminati, brughiera più aspra, sassi, spiagge con sabbia vulcanica, terreni carichi di residui sulfurei che passano dal bianco all’ocra e deserto “nero” delimitato da montagne innevate e laghetti formati dallo scioglimento della neve, gli iceberg pronti per prendere la via del mare.
Un insieme di emozioni incredibili: tu e la natura, ogni tanto qualche villaggio (ne abbiamo incontrati abitati da meno di 300 anime).

Prendiamo la strada e la prima cosa che ci colpisce è il cielo, il giorno del nostro arrivo ed il giorno dopo sono stati caratterizzati da tempo variabilissimo, momenti di piogge con momenti di sole o semplicemente cielo coperto. Gli occhi non riescono ad abituarsi a questi cambiamenti repentini.

Il nostro giro inizia con la visita ai Geyser, le marmitte del centro della terra, dove il caldo e l’acqua si fondono per far sfogare da questi “buchi” i carichi che stanno sotto terra. Senti il rumore di acqua che bolle un secondo prima che sfoga tutta la sua forza (ne abbiamo visti di “spruzzi” alti 15 metri). Nei secondi successivi “l’esplosione” sei costretto ad aspettare che l’acqua caduta fuori scorra via proprio nel punto di passaggio, in quel momento l’acqua è piuttosto calda. Quello che più colpisce è il fumo costante che esce da queste “marmitte”!!!

Si riprende la strada per raggiungere un’altra forza della natura, Gullfoss (in islandese Foss significa cascata), la cascata degli arcobaleni. La guardi da lontano ed hai voglia di avvicinarti e lo puoi fare perché non ci sono protezioni, ci siete solo tu, i sassi e l’acqua. In un budello di gola cade tanta di quell’acqua che contrastato dal sole, il vapore che sale forma arcobaleni di continuo e se aggiunto al continuo e cupo rumore dell’acqua che cade rende l’insieme uno dei momenti più belli che si possano apprezzare in questo territorio quasi dimenticato da Dio!!!

La strada prosegue ed intorno a noi si iniziano a vedere le montagne da una parte e brughiera dall’altra. Quello che più colpisce sono le continue cascatelle che scendono dalla parete della montagna, ne inizi a vedere una, due, tre, un susseguirsi e questa visione ci ha accompagnato per quasi tutto il tempo del nostro viaggio.

La guida ci consiglia di andare a vedere il punto in cui la faglia Nord Americana si avvicina a quella Euro-Asiatica. Camminare dentro quel Canyon che si allontana ogni anno di 2cm ti da il senso di grandiosità e di terrore che solo la terra sa darti. Ed anche qui incontro acqua e cascata. Che lo dico a fare?! La sera ci avviciniamo alla nostra prima tappa del viaggio, il villaggio di Vik (in islandese Vìk significa Baia). Dopo esserci sistemati per la notte girovaghiamo lì intorno e ci ritroviamo tra nuvole nere sulle nostre teste e spiaggia nera sotto i nostri piedi. Il mare è ancora più nero, ma ti accorgi di lui dalla schiuma delle onde che si infrangono continue sulla riva. La cosa che più colpisce è il rumore delle onde: stai a 10 metri dalla riva, ma il rumore delle onde lo percepisci come se fossi a 60/70 metri da loro. In tutto questo di fronte ti trovi una scogliera, non molto alta, ma con un arco naturale che si protende verso il mareed un faro sopra di essa. Girando la testa ti accorgi che la collina cade a strapiombo sull’acqua e prima di entrarci lascia scoperta la roccia come fossero canne d’organo.
La mattina successiva, il sole prende il posto alle nuvole ed alla pioggia; questo ci accompagnerà per quasi tutto il resto del nostro viaggio. Il sole riporta alla vita quello che la sera prima sembra morto ed inizi a vedere i grandi contrasti del blu del mare, del nero vulcanico della spiaggia, del marrone e verde intenso della montagna. Vedi la chiesa del paese che spicca con il suo rosso tra i verde-marroni declivi della montagna. Il mare riflette il forte sole della mattina e sembra quasi di non sentirsi a poche centinaia di chilometri dal Circolo Polare. Qualcuno tenta anche una passeggiata in riva a quello splendido mare.

Riprende il viaggio alla volta di Skaftafell, uno dei punti di partenza per la scalata al Ghiacciaio più grande d’Europa. Prima però si fa tappa presso un altro Canyon. Anche qui quello che colpisce è il verde del prato, il marrone della montagna e del Canyon ed il blu dell’acqua che scorre. Immersi completamente nel nulla più assoluto, prendiamo coraggio e ci gustiamo anche questo momenti immersi nella natura.
Finalmente Skaftafell ai piedi del Ghiacciaio VatnaJokull (in islandese Jokull significa Ghiacciaio). Dopo qualche minuto di cammino raggiungiamo i piedi del ghiacciaio lato sud. Colori che cambiano repentinamente dal verde, al marrone, al bianco, al nero. Tutto lì, tutto intorno ci sono sassi, acqua, piccoli Iceberg. E’ freddo, ma si sopporta. Anche qui il silenzio è rotto solo dal suono degli uccelli che volano e dal vento che scende dalla montagna.
Verso la fine della giornata raggiungiamo Jokulsarlon, “il lago degli Iceberg” e qui le parole mancano lasciando lo spazio all’occhio ed alla mente che vaga in questa distesa d’acqua. Personalmente ho anche sentito il rumore di un pezzo di ghiaccio che si spezzava per cadere in acqua ed insieme ad una mia compagna di viaggio ci siamo gustati il preciso momento in cui un iceberg si rigira. Tutto quello che prima era in superficie, quello che per noi è l’apparenza, va a nascondersi nell’acqua per far uscire quello prima era nascosto, quello che per noi è il nostro essere interiori.
La giornata finisce nel paese di Hofn, in cui, per la prima volta da quando siamo partiti da Reykjavik, il giorno per qualche minuto lascia spazio alla sera, facendoci gustare un tramonto meraviglioso ed un panorama incredibile

Il giorno dopo di nuovo per strada, costeggiamo sempre la montagna a sinistra e l’acqua a destra. Raggiungiamo il villaggio di Djupivogur in cui ci imbarcheremo per raggiungere l’isola di Papey: un faro, due case, una chiesa, 5 persone che ci abitano e una marea di Lundi (in islandese, o Puffin in Inglese, o Pulcinelle di mare in Italiano), Gabbiani, Pinguini in miniatura ed alcune foche (queste si trovavano in un’isoletta sperduta tra la terra ferma e l’isola. Qui iniziamo a vedere la vera fauna del posto, oltre le solite pecore, cavalli, mucche ed anche renne. Animali splendidi i Lundi, piccoli e tozzi con il becco Rosso, Nero e Grigio, non stanno mai fermi, sul pelo dell’acqua nuotano come se facessero i 100m Farfalla in piscina e improvvisamente si inabissano fino a 70 metri sott’acqua. Poi arrivi al faro e ti sembra di dominare tutta l’isola. Incontro le due case e la chiesa ed il niente intorno. Incontriamo anche la signora che abita nell’isola che prepara il pranzo al piccolo agnello (una settimana di vita) e ci racconta che è usanza islandese adottare un agnello appena nato e farlo stare in casa.
Invece l’incontro con le foche avviene nel modo più silenzio che si possa fare. Sdraiate a riva si muovo lente, o comunque non si muovo affatto e quasi sono curiose di sapere cos’è quella cosa che si avvicina tanto a casa loro ed iniziano a guardare, qualcuno sembra pure che si butti in acqua per avvicinarsi a noi per capire che cosa sta passando davanti a loro.

Poi di nuovo la terra ferma. Si parte alla volta di Seydisfjordur, terza tappa del nostro viaggio. Paese che si trova nella punta orientale. Per arrivarci abbiamo anche valicato una montagna, con neve a destra e sinistra e la nebbia, incoscienti di quello a cui andavamo incontro, visto che la strada era la classica strada con i tornanti e senza protezioni (il giorno dopo abbiamo ringraziato per non aver visto la sera precedente… ehehehe). Dopo una giornata così carica di bellezza davanti agli occhi, ci prendiamo un po’ più tempo per noi e cerchiamo di riposarci per la parte nord Islandese. Solo poche immagini di questo posto, un piccolo tour all’ennesima cascata durante la “serata”.

Il viaggio prosegue alla volta del Nord dell’Islanda, ma per arrivarci ci siamo immersi nel deserto di sabbia lavica. A quel punto il mio viaggio ha subito un momento di trambusto incredibile. Ci siamo fermati in un’area di sosta e come sempre, mi sono preso i miei 10/15 minuti di solitudine per assaporare questo spettacolo della natura. Mi sono allontanato giusto 200 metri dagli altri e mi sono ritrovato in cima ad una collinetta, mi sono fermato e sono rimasto ad ascoltare… cosa?! Il nulla assoluto, mi giravo intorno e non si sentiva niente, anche qui solo il rumore del pochissimo vento, ma soprattutto sentivo il rumore che riempiva la mia testa. Anche qui la testa ha vagato per parecchio in quello sterminato deserto rotto solo dalle strisce orizzontali di neve divise dalla terra nera, da qualche laghetto formato dalla neve sciolta e poi solo ed esclusivamente deserto. Fino a quando mi sono rituffato nel mondo reale quando i miei occhi hanno visto una delle mie compagne di viaggio corrermi incontro, ma anche lei sembrava libera e felice, proprio come lo sono stato io quando ho assaporato questi attimi di silenzio.
Dal silenzio assoluto del deserto siamo passati improvvisamente al caos degli “sfiati” del vulcano. Prima di scendere dalla macchina già si sentiva quel forte odore di zolfo che ti stordiva, poi subito dopo il rumore forte e continuo di uno dei comignoletti che sparava vapore fuori ed il fumo girovagava libero ad ogni cambiamento di vento!!! Vedere quel panorama che passava dal blu intenso del cielo con il sole che ti sparava sulla testa i suoi raggi caldi, il caldo che si sentiva quando si passava vicino ai piccoli comignoli o vicino ai piccoli crateri, da quasi l’impressione di non stare in Islanda, ritornavo anche qui alla realtà quando ogni tanto arrivava quella ventata che ti rimetteva con i piedi per terra. Come ho detto prima, colpiva moltissimo il contrasto del Blu del cielo con la terra che passava dal bianco all’ocra dovuto allo zolfo depositato, quasi da paesaggio marziano. Poi ci la visita è continuata intorno al bordo di un cratere ormai spento e pieno d’acqua e neve e lì sì che si risentiva il fresco Islandese!!!

In serata l’arrivo ad Husavik, dove il mattino dopo avremo avuto l’appuntamento con le balene. Il paese si presentava un po’ più “vivo” probabilmente più dovuto alle uscite per le balene che per altro. Ormai stanchi dalla lunga giornata ce ne siamo andati a letto per riposarci un po’ più del solito, visto quello che ci aspettava il giorno seguente.
Di buon mattino mi sono alzato a caccia di pescatori, ma niente da fare ne ho beccato soltanto uno che se ne tornava a casa probabilmente. Di ritorno in albergo ho raggiunto il resto del gruppo e ci siamo preparati per la grande uscita. C’era molta aspettativa per quella giornata, ma ben presto ci siamo accorti che più di qualche semplice pinna dorsale non avremmo visto e quindi c’è stata un po’ di delusione.

Ritornati sulla terra ferma ci siamo diretti verso Dettifoss, la cascata più grande d’Europa come portata d’acqua (159mc al secondo), ma questa storia l’ho già raccontata all’inizio del racconto, perché da questo posto è nata l’idea di raccontarvi il viaggio Islandese!!! C’è una scena troppo carina che è successa lì e che devo assolutamente raccontare. C’era un cartello dentro al bagno che diceva:”Chiediamo ai gentili visitatori di non consumare l’acqua in questo posto, visto che questa è una zona piuttosto arida!” Ma come davanti alla cascata più grande d’Europa?! Ehehehe… ci siamo fatti una bella risata, ma poi guardandoci intorno ci siamo resi effettivamente conto che non c’erano altri corsi d’acqua oltre questo (che poi sarebbe il 3° fiume d’Islanda)!!!

Dopo aver ammirato le cascate, la nostra tappa è stata Akureyri. La prima città che superava i 15.000 abitanti. Tant’è che infatti dopo cena abbiamo fatto una passeggiata, ma era troppo incasinata dopo i giorni di niente assoluto!!! Da questo punto in poi abbiamo più improvvisato perché era difficile scegliere cosa fare perché quella era una zona piuttosto selvaggia dove c’erano poche cose da vedere!!! Allora avevamo deciso che una volta rientrati nel ns appartamento ci saremmo organizzati per i giorni che ci separavano dal ns ritorno a Reykjavik: una cosa assolutamente non vera. Ci siamo messi a guardare le foto dei giorni passati, a me è venuto un magone incredibile, ne avevamo passate veramente di tante e non sapevamo ancora quello che poteva aspettarci nei giorni successivi!!!

Dopo una colazione veloce abbiamo preso la nostra macchina e ci siamo diretti a Nord alla volta di Siglufjordur, un tempo la capitale dell’aringa, oggi un paesino sperduto nei fiordi a Nord. Siamo rimasti poco, solo per visitare il museo e poi di nuovo in viaggio.
Questa parte del viaggio a parte il museo è stato leggermente noioso… proprio vero che non c’era assolutamente niente… solo noi e la strada sterrata!!!! La sera ci siamo fermati in un paesino sperduto con poche centinaia di abitanti ed alquanto tranquilla, forse troppo anche per noi, dopo tutto il niente che abbiamo vissuto!!!!

Di nuovo in strada per tornare di nuovo a Reykjavik. Visto che il giorno precedente abbiamo fatto solo una tappa, decidiamo di andarcene nella zona est, ai piedi dello Sneaffelljokull: il vulcano più grande d’Islanda ricoperto completamente dal ghiacciaio, altro spettacolo della natura. Per fortuna che la nostra navigatrice ci ha proposto questo giro, ci siamo ributtati nella meraviglia della natura Islandese e ci voleva proprio dopo il giorno e mezzo di leggera noia. Ci siamo anche avventurati per lo sterrato che si arrampicava su per la montagna e ci siamo ritrovati di fronte la neve ed i ragazzi Islandesi che si divertivano con le motoslitte e non solo. Che tristezza quando abbiamo scoperto che l’escursione fino alla cime non c’era perché avevano appena chiuso. Disdetta!!! Leggendo la guida abbiamo saputo che quello è il vulcano che ha ispirato Verne in Viaggio al Centro della Terra, per cui guardare quel Vulcano ti porta alla mente alcuni episodi del libro!!!!

Reykjavik è ormai vicina ed anche il nostro viaggio ormai volge al termine. Ci rituffiamo nella civiltà e personalmente con un po’ di diffidenza e tristezza, ma purtroppo il tempo era quello che era. Sembrava quasi che anche il meteo ne risentisse, visto che appena tornati nei paraggi della capitale il tempo è cambiato ed è venuto a piovere!!! In questi ultimi due giorni del viaggio c’è giusto una cosa da raccontare: la Blue Lagoon, la laguna di acqua sulfurea che ci ha aiutato a riprenderci dalle fatiche (assolutamente positive) del nostro giro intorno alla terra dei ghiacciai e dei vulcani!!! Un paradiso immerso nel terreno aspro di sassi. Una piscina gigantesca dove l’acqua passava da 30° fino ad arrivare a 70°, la sua cascata che faceva cadere acqua con violenza, ma che ti rigenerava e ti rilassava; l’ho paragonata al calpestio degli zoccoli dei cavalli. Poi la sauna e la birra (degli altri) bevuta in piscina.

Il giorno della partenza è stato il momento più duro. Lasciare quella terra mi ha messo molta tristezza. In 8 giorni ho avuto modo di morire e rinascere e non dimenticherò così facilmente questa esperienza, fino al punto che ancora sto raccontando a voce tutto quello che mi ha regalato l’Islanda. Lo consiglio a tutti quelli che hanno voglia di affrontare un periodo di tempo immersi nella natura e nel silenzio. Consiglio di andare là e morire e rinascere, perché solo così si potrà apprezzare quella terra!!!!

Commenti

  1. C'era molto freddo?
    No perchè potrei proporlo come viaggio al moroso....lui che non sopporta il caldo...
    Bellissimo racconto...vien davvero voglia di andarci :D

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  2. Dipende!!! Per il tuo moroso sarebbe il paradiso, se solo amasse il fresco come lo amo io!!!
    Media temperature 5/6(minima), 14/15 (massima). Però ti consiglio di pensarci per il prossimo anno in questo periodo qui. Giugno è il mese con le minor piogge e il casino è limitato. E' un modo reale per staccare completamente dalla realtà!!! ;)

    RispondiElimina
  3. a me piacerebbe anche fare la crociera sui mari del nord...
    :D
    proporrò x l'anno prox
    :D

    RispondiElimina
  4. Mi hanno detto che è spettacolare!!! ;)

    Nella mia testa adesso ci sarebbe Capo Nord in macchina ;)!!!!!

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  5. nella mia invece c'è Rodi....e magari Formentera!!
    :D

    RispondiElimina
  6. Dopo aver letto questo racconto...desidero ancora di più andare la!E' il mio viaggio/sogno da tanto tempo *-* come vorrei andarci!Uff!Ma...è molto costoso?

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